Attacco tedesco alla Russia
Rommel in nord africa
Entrata in guerra di Stati Uniti e Giappone
Il riavvicinamento anglo-americano fu attuato in diverse tappe: legge affitti e prestiti promulgata negli Stati Uniti (marzo); incontro Roosevelt-Churchill al largo di Terranova e formulazione della Carta atlantica (14 agosto), in cui furono definite le basi della pace futura.
Fronte orientale
In primavera ormai non restava che il fronte africano, allora Hitler accentrò ogni attività nella preparazione del piano d'attacco contro l'URSS. L'operazione Barbarossa era inizialmente prevista per la primavera, ma Hitler voleva aver sotto controllo i Balcani, per timore di sbarchi inglesi. La Grecia inoltre stava resistendo all'aggressione italiana, che anzi rischiava una clamorosa disfatta, inoltre gli inglesi progettavano l'invio di forze in soccorso allo stato ellenico. Gli iniziali approcci diplomatici ovviamente fallirono, così la Germania preparò l'offensiva, contemporaneamente riuscì a convincere il governo Jugoslavo a passare dalla parte dell'asse, ma pochi giorni dopo scoppiò un colpo di stato. La ribellione era capeggiata dal generale Simovic, comandante dell'aviazione, aiutato da agenti inglesi, Hitler andò su tutte le furie e decise di invadere sia la Grecia che la Jugoslavia. I due stati vennero travolti facilmente dai carri armati tedeschi, ma questa diversione nei Balcani fece rimandare l'operazione Barbarossa, ritardo che poi si rivelerà fatale.
L'attacco alla Russia iniziò il 22 giugno su un fronte largo più di 1600 chilometri dal mar Baltico al mar Nero. Le forze dell'asse potevano contare di 3 milioni di soldati appoggiati da 600.000 mezzi, quasi 4.000 carri armati e più di 3.000 aerei, queste forze comprendevano anche un armata italiana (CSIR, Corpo di Spedizione Italiano in Russia) I russi furono colti di sorpresa, nonostante i 5.000.000 di soldati dell'esercito regolare e oltre 10.000.000 della riserva. Non riuscirono, vista l'inesperienza di molti ufficiali dell'armata rossa (buona parte degli uomini che avevano partecipato alla grande guerra furono vittime delle purghe staliniane), a fermare un offensiva tanto ben organizzata.
L'attacco fu portato da tre gruppi di armate, il gruppo nord era comandato da Leeb, doveva raggiungere Leningrado, il gruppo centrale comandato da Bock doveva avanzare il più possibile verso Mosca, le armate sud comandate da Rundstedt dovevano prendere Kiev. Poco prima dell'inizio dell'offensiva nacque una discussione tra i generali sul modo di utilizzare le forze corazzate. Bock, Rundstedt e gli altri alti generali erano a favore della classica battaglia di accerchiamento secondo la strategia di Clauswitz, temevano a far avanzare troppo i carri, viceversa Guderian e gli esperti carristi erano a favore a decise puntate su obiettivi in profondità nel territorio nemico senza aspettare la fanteria; il Fuhrer fu a favore della tradizione, e forse questo fu il suo primo errore nella campagna di Russia. Il peso maggiore dell'offensiva fu portato dalle armate di Bock, la prima difficoltà fu la resistenza accanita della piazzaforte di Brest-Litvosk, tenne duro per oltre una settimana nonostante i martellamenti dell'aviazione e dell'artiglieria avversaria, i tedeschi capirono ora, grazie a questo ed altri episodi, che la campagna non sarebbe stata una "passeggiata", un altro problema improvvisamente piombò sulle armate tedesche, la pioggia, l'acqua trasformava la campagna in acquitrino che immobilizzava i mezzi su ruote, questo impedimento rese meno efficaci le gigantesche manovre di accerchiamento anche se poi i soldati russi catturati furono numerosissimi (battaglie di Bialystock e Minsk 300.000 prigionieri sovietici, battaglia di Smolesk, 5 agosto 300.000 ), la strada per Mosca era ancora lontana, 300 Km, troppi per le truppe ormai esauste, inoltre le forze russe erano in continuo aumento (a causa delle nuove chiamate alle armi) così arrivò l'ordine di fermare l'avanzata, ma la sosta durò troppo, due mesi, Hitler ossessionato dal petrolio del Caucaso pensò di spostare i due gruppi corazzati, uno in aiuto di Rundstedt che aveva difficoltà in Ucraina e l'altro in aiuto di Leeb. Per molti storici questo fu uno di quegli errori che determinò la ripresa dei russi e la successiva sconfitta nazista. Il gruppo armate sud doveva fronteggiare un numero di divisioni assai superiori alle proprie (i russi schieravano 45 divisioni di fanteria, 5 di cavalleria) inoltre i tedeschi schieravano 600 carri armati (dei quali molti provenienti dalla campagna balcanica e non erano ancora stati revisionati) contro i 5.000 sovietici, ma gli eventi non rispettarono quello che i numeri potevano far pensare, in fatti il maresciallo Budënnyj a capo delle armate sovietiche era ormai vecchio e nonostante il passato glorioso non sapeva gestire un guerra moderna. Il piano tedesco fu quello di sfondare sul fiume Bug sfruttando la punta che i confini formavano; il compito venne svolto dalle sesta armata di Riechenau da lì sarebbero partiti i carri armati di Kleist in direzione est, Rundstedt aveva il timore che le 25 divisioni russe che erano al confine coi Carpazi riuscissero a ostacolare l'offensiva invece inspiegabilmente si ritirarono. I progressi, però, non furono così fulminei come avrebbe fatto intuire l'inizio, allora Guderian (e con lui molti altri) fece notare che sarebbe stato meglio concentrare le forze su Mosca, ma il Füher era ancora di diversa opinione e agì come sopra descritto. A fine settembre ricominciò l'avanzata di Bock (gruppo armate centro), scoppiò la battaglia Vjazma, vinsero i tedeschi e fecero 600.000 prigionieri, sembrava la volta buona, non fu così, infatti, di nuovo il tempo bloccò l'avanzata, con l'inizio delle piogge il terreno si trasformò, ancora una volta, in fanghiglia che immobilizzò tutti in mezzi non cingolati, il 15 novembre ci una pausa del maltempo e lo stato maggiore dell'esercito tedesco chiese alle proprie truppe un ultimo sforzo, che però non fu coronato dalla conquista di Mosca, il 2 dicembre entrarono alcuni distaccamenti nei sobborghi della città quando scattò la controffensiva russa diretta dal generale Zukov Hitler diede l'ordine di resistere ad oltranza, questa volta ebbe ragione, probabilmente senza quest'ordine si sarebbe generato il caos tra le file tedesche. Brauschitch capo dell'esercito, scosso dagli avvenimenti chiese e ottenne le dimissioni una settimana dopo toccò a Bock e Leeb che con le gruppo armate nord stava assediando Leningrado, cercò invano di convincere Hitler a ritirasi da quel settore non riuscendoci si allontanò dal commando. Rundstedt nel frattempo era riuscito ad avvicinarsi ai campi petroliferi del Caucaso, ma una volta giunto in Crimea e nel bacino del Donec subì la controffensiva che le sue esauste truppe non riuscirono a contenere, anche lui chiese di ritirarsi ma non gli fu concesso, allora si dimise. Hitler che si era autonominato capo dell'esercito si liberò a Natale anche di Guderian, in meno di un mese tutti i generali che gli diedero la vittoria sulla Francia non erano più in servizio e di qui in avanti la situazione tedesca si fece sempre meno sicura considerando inoltre la guerra si stava trasformando da guerra lampo in guerra di usura. I russi riuscirono anche a trasportare le proprie fabbriche (letteralmente smontate pezzo per pezzo) oltre gli urali, questa idea fu fondamentale per il prosieguo della guerra, infatti, Stalin riuscì così a compensare le gravissime perdite accusate nei primi mesi di guerra che ammontavano a circa 20.000 carri armati, 15.000 aerei.
Entra in scena Rommel. A fine marzo passa all'offensiva, scacciò gli inglesi da al-Agheila che non ebbero tregua tanto che persero gran parte dei carri non in combattimento ma per problemi tecnici che sarebbero stati riparati se ci fosse stato più tempo. In 15 giorni gli inglesi arretrarono addirittura 650 Km, ma decisero di difendere ad oltranza Tobruk, piccolo porto fortificato dagli italiani, che divverà un problema irrisolvibile per la forze dell'asse. Rommel decise di provare a sfondare le difese della cittadina l'undici aprile ma il battaglione corazzato non fece che 3Km poi si dovette ritirare sotto il fuoco dell'artiglieria, il 16 provarono gli italiani che fallirono miseramente. I capi di stato maggiore tedeschi e Italiani decisero per una sosta dell'attacco. Halder (generale d'armata) inviò il generale von Paulus per redarguire Rommel ma quando arrivò si disse favorevole per un altro attacco a Tobruk. Gli scontri iniziarono il 30 aprile, partirono all'assalto del perimetro difensivo due ondate di carri amati , la prima si dovette fermare a causa di un campo minato che mise fuori combattimento 17 dei 40 carri, la seconda si fermò dopo 5 Km sotto il fuoco di artiglieria e il contrattacco di 20 carri armati inglesi. Il giorno dopo Rommel si rese conto di non aver forze corazzate per continuare l'attacco, la notte seguente Morshead tentò un contrattacco ma non vi riuscì. Le due forze non avevano la capacità di sopraffarsi, nacque così l'assedio di Tobruk, che durò tutto l'anno. Gli inglesi provarono a spezzare in due occasioni l'accerchiamento, la prima volta a maggio con l'operazione Brevity, la seconda volta in estate, con l'operazione Battleaxe, e tutte due fallirono, analizziamo i fatti: Wavell decise di attaccare approfittando del fallito tentativo tedesco a Tobruk, i carri si diressero verso i punti della costa meno presidiati contemporaneamente doveva partire all'attacco la guarnigione assediata. Le forze corazzate inglesi comandate da Gott attaccarono e conquistarono il passo Halfaya (anche se perdettero 7 dei 29 matilda) poi fu la volta di Bir Waid e Musaid ma una volta giunti alla ridotta Capuzzo l'effetto sorpresa era svanito ed inoltre erano arrivati i tedeschi, quello che successe fu davvero originale, le forze dell'asse pensarono di non poter reggere l'urto dell'attacco e si ritirarono, fecero lo stesso gli inglesi che non erano riusciti in una manovra laterale! Rommel si accorse dell'errore, bloccò la ritirata immediatamente, si mise all'inseguimento dei nemici, riconquistò Halfaya, fondamentale per la difesa, inoltre predispose delle batterie di cannoni antiaerei da 88 che sarebbero state utilizzate contro i carri, in quanto riuscivano a perforare anche le spesse corazze frontali dei matilda. In estate gli inglesi vollero rifarsi. Dopo aver fatto affluire abbondanti rinforzi attraverso il mediterraneo il capo delle forze inglesi in Africa, Wavell, si ritrovò in netta superiorità numerica, stava per iniziare l'operazione Battleaxe, secondo Churchill Rommel sarebbe stato sconfitto e l'Africa settentrionale sarebbe caduta nelle loro mani. Il generale in capo inglese più lucidamente pensava di scacciare i nazi-fascisti ad ovest i Tobruk. Venne attaccato il passo Halfaya ma i 13 matilda che precedevano il resto delle forze vennero investiti da una pioggia di fuoco dalla quale solo uno si salvò, contemporaneamente venne attaccata la ridotta Capuzzo, che non aveva difese anticarro così efficienti, cadde in poco tempo in mano agli inglesi; però, un'altra delle loro colonne corazzate era finita in un'altra trappola anticarro di Rommel, così in un giorno gli inglesi persero meta dei carri armati. La mattina seguente furono i tedeschi a passare all'offensiva ma furono fermati a Capuzzo, però riuscirono ad impedire agli inglesi di passare all'offensiva. Il giorno seguente Rommel penso di tagliare le linee di ritirata agli inglesi con un ampio movimento a falce, i comandanti inglesi se ne accorsero appena in tempo, ordinarono appena in tempo la ritirata e solo grazie all'eroica resistenza dei carri inglesi a Halayala il grosso della fanteria poté essere salvato. Così fallì anche l'operazione Battleaxe. Churchill ne fece una questione personale, e nonostante il governo inglese avesse da tempo deciso difendere prima l'estremo oriente dell'Africa, organizzò un imponente offensiva, chiamata operazione Crusader, che venne comandata da Auchinleck, dato che Wavell fu esonerato a causa dei precedenti fallimenti. Vennero formate quattro brigate corazzate, più un'altra fu trasportata a Tobruk, Rommel, invece, non ricevette praticamente nulla, all'inizio dell'offensiva le forze dell'asse erano la metà dei nemici, l'unico miglioramento della loro dotazione furono i nuovi cannoni anticarro da 50 mm. L'attacco inizio il 18 novembre, 2 reggimenti corazzati dopo aver percorso diversi chilometri nel deserto si diressero al campo di aviazione nemico di Sidi Rezegh, ma il resto delle forze avanzava più lentamente e una la brigata leggera che si era posta all'inseguimento di una divisione corazzata italiana si ritrovò davanti a Bir el Gobi, ben difesa dai cannoni, perse 40 carri armati; gli inglesi facevano operare le loro brigate corazzate a troppa distanza l'una dall'altra, Rommel contrattaccò a Sidi Rezegh questo distolse la maggior parte delle forze dall'avanzata inglese verso Tobruk, solo la brigata leggera finì da sola sotto il fuoco delle postazione nemico, e subì ingenti perdite. La 21ª divisione corazzata tedesca travolse un reggimento inglese,che fu quasi annientato, un altro attaccò la 15ª con buoni risultati ma quando i tedeschi ritornarono furono fatti letteralmente a pezzi, sopratutto con l'ausilio di numerosi cannoni anticarro. Il 23 le forze inglesi a Sidi Rezegh, vennero sbaragliate ma i tedeschi persero troppi mezzi corazzati per il prosieguo della campagna (il problema che più assillava Rommel, più che gli inglesi, erano gli scarsi rifornimenti), a questo punto il generale tedesco si lanciò in un'operazione di vasta portata strategica, ovvero tagliare le linee di ritirata e di rifornimento ai nemici, piano che fallì per delle incomprensioni tra i comandanti tedeschi e avarie a mezzi radio,anche se riuscì ad avanzare per più 100 km ad est. All'afrikan korps non restò che ritornare a Tobruk, dove il 26 le forze assediate sfondarono grazie all'arrivo di nuovi carri, le fragili linee difensive, ciò avvenne congiuntamente all'attacco della divisione neozelandese, arrivata da poco, gli inglesi schieravano in campo un numero di carri armati sette volte maggiore di quello dei tedeschi, ma questi riuscirono a fuggire perché di notte i nemici avevano l'abitudine di ritirarsi per riposarsi. Una volta giunti a Tobruk i tedeschi assaltarono i neozelandesi che si videro costretti alla ritirata, in loro soccorso arrivò la IV brigata corazzata ma, nonostante la superiorità numerica schiacciante, perse la battaglia, allora il comando inglese decise di inviare la seconda divisione africana a dar manforte alla settima divisione corazzata, Rommel quando lo venne a sapere decise di ritirarsi ad ovest della cittadina fortificata (fine dell'assedio). Bir el Gobi, fu il bersaglio successivo di Auchinleck, ma le sue forze furono respinte dai difensori finalmente gli italiani diedero una buona prova, poi arrivarono i tedeschi a combattere coi corazzati la 4ª divisione indiana che fu travolta. Si resero conto che, nonostante le vittorie, la superiorità numerica inglese non diminuiva anzi aumentava, decisero quindi di ritirarsi ai confini della Tripolitania. Nell'Africa Orientale italiana, fin dal gennaio, le forze italiane furono sottoposte ad attacchi inglesi. L'anno terminò con la caduta degli ultimi capisaldi italiani nell'Africa Orientale.
Il Giappone, dopo aver conquistato l'Indocina francese (per cercare di isolare la Cina con la quale era in guerra dal 1932) ricevette un ultimatum da Roosevelt che chiedeva il ritiro delle truppe dalla colonia francese, così non fu, quindi America e Inghilterra iniziarono l'embargo di materie prime essenziali al paese del Sol Levante, divenne presto evidente che la guerra fosse inevitabile.
L'attacco giapponese contro gli Stati Uniti fu sferrato improvvisamente a Pearl Harbor.
Il 22 novembre 31 navi tra le quali le portaerei Akagi, Kaga, Zuikaku, Shokaku, Hiryu, Soryu, le corazzate Hiei, Kirishima gli incrociatori Tone e Chikuma e 31 sommergibili partirono dal Giappone alla volta delle Hawai, formavano la flotta combinata per Pearl Harbor, il comando era affidato al vice ammiraglio Chiuki Nagumo, il piano ideato dall'ammiraglioIsoroku Yamamoto prevedeva la partenza dalle isole Curili seguendo una rotta nel nord del pacifico cercando di sfruttare il cattivo tempo che spesso imperversa a quelle latitudini per non essere indivuati. Fu una traversata difficile col mare in tempesta che complicò i rifornimenti e diede qualche problema alle cacciatorpediniere, oramai vicini alla metà le navi fecero l’ultimo rifornimento, dal grande gruppo navale le petroliere si distaccarono e si diressero verso il Giappone, il resto del gruppo fece rotta verso sud a 24 nodi, nel frattempo le spie a Honolulu informavano Tokio sulla situazione della flotta americana in porto, tutto sembrava tranquillo ciò sottolineava che la sorpresa sarebbe stata totale, solo una cosa impensieriva i nipponici, la mancanza delle portaerei americane.
Il 7 dicembre alle ore 6 del mattino la flotta si trovava a 230 miglia a nord est da Oahu. Gli aerei cominciarono a decollare, erano 183 velivoli formanti la prima ondata, erano così suddivisi 89 bombardieri in quota Nakjima tipo 97 comandati dal capitano di corvetta Mitsuo Fuchida 40 dei quali armati di siluri, 51 bombardieri in picchiata Aichi tipo 99, 43 caccia Mitsubishi tipo Zero per la protezione. Qualche ora prima avevano cominciato l’avvicinamento 5 sommergibili tascabili. Alle 3.42 il Condor, un dragamine, si accorse di un battello in avvicinamento tradito dal periscopio, fu immediatamente avvisato il cacciatorpediniere Ward di pattuglia in quelle acque, ma alle 4.43 non avendo trovato nulla si dovette arrendere, ma verso le 6:30 un idrovolante Catalina lo individuò, il cacciatorpediniere investì il sommergibile alle 6:45 con bombe di profondità distruggendolo, tutti avevano paura che fosse stato un battello americano in difficoltà ma così non era, nel trambusto di questa azione si verificò un inspiegabile ritardo nella comunicazione dell’azione probabilmente ostile giapponese, quindi persero l’occasione di mettersi un guardia. Analogamente le segnalazioni del radar, recentemente installato nell’isola, furono sistematicamente ignorate. Gli aerei ormai nei presi dell’isola si misero in formazione di attacco. Fuchida poco dopo essersi accertato dell’assenza di segnali di allarme da parte del nemico pronunciò la parola “tora” segnalando così l’inizio dell’attacco a sorpresa. Da parte americana si stava preparando l’alzabandiera erano le 7.55 tutto sembra tranquillo, quando un’esplosione sconvolse la base di idrovolanti, era l’inizio della distruzione della base e della flotta statunitense di stanza a Pearl Harbor, i primi ad essere colpiti furono gli incrociatori leggeri Raleigh e Detroit e la vecchia nave scuola Utah, tutti affondati, colpita anche il posamine Oglala, le corazzate per timore di sabotaggi erano state riunite a gruppi di 2, questa disposizione facilitò il compito degli attaccanti, la corazzata Arizona fu colpita da un siluro, alle 8 finalmente gli americani cominciarono confusamente a difendersi, poco dopo la corazzata Oklahoma poi la West Virginia poi tocco nuovamente all’Arizona. Dopo aver sganciato bombe e siluri gli aerei del sol levante si dedicarono agli aeroporti. Anche in questo caso misure di sicurezza anti-sabotaggio prevedevano il raggruppamento dei velivoli in spazi limitati ala ad ala per semplificarne il controllo questo fece si che pochi colpi centrati facessero un disastro, in poco minuti furono colpiti Hickam Field, Wheeler Field e le basi di Ewa, Kanehoe, Ford e Bellows, l’aviazione dell’isola poteva dirsi annientata. Le corazzate ovviamente erano dei bersagli che destavano il maggior interesse negli aviatori giapponesi , la Nevada venne affondata da un siluro, diversi ordigni colpirono l’Arizona, la California incassò ben 4 siluri, in queste grandi navi centinaia di marinai erano intrappolati senza speranza, poi una aereo lanciò l’ennesima bomba sulla grande nave Arizona, vi fù un immensa esplosione che danneggiò tutte le navi vicine e uccise circa mille marinai. Alle 8:20 12 fortezze volanti B-17 ignare si trovarono circondate dai caccia Zero ma almeno in questo caso le perdite furono poche solo un aereo distrutto, poco dopo la prima ondata di attacco si ritirò, 20 minuti dopo arrivò la seconda ondata a completare le distruzioni. Era composta da velivoli così suddivisi, 54 bombardieri in quota Nakjima tipo 97 comandati dal capitano di corvetta Shigekazu Shimazaki, 80 bombardieri in picchiata Aichi tipo 99, 36 caccia Mitsubishi tipo Zero. Fu colpita la corazzata Pennsylvania, l’esplosione fece capovolgere il cacciatorpediniere Cassin, una bomba distrusse il caccia Shaw, poco dopo l’attacco poté dirsi concluso.
Il giorno seguente sbarcarono nelle Filippine e nella penisola delle Malacca, l'otto dicembre Hong Kong fu attaccata, l'esile e mal difesa guarnigione inglese cadde a Natale (la base aveva tutte le difese rivolte verso il mare per scongiurare un eventuale invasione anfibia, ma l'invasione venne da terra, i giapponesi attaccarono così quasi di sorpresa e alle spalle).
Lo stesso giorno la Forza Z, composta dalla corazzata Prince of Wales, dall'incrociatore da battaglia Repulse, e quattro caccia di scorta partirono dal porto di Singapore per eseguire una missione di contrasto agli sbarchi in malesia, nonostante la mancanza pressochè totale di copertura area e non sapendo dove i giapponesi stessero realmente sbarcando. L'ammiraglio Thomas Phillips al comando della Forza Z dirige la prua verso nord, la navigazione è tranquilla fino al giorno dopo quando alle ore 13:45 il sottomarino giapponese I-65 individua il gruppo di navi inglesi alle 17 comunica la posizione alle basi, poco dopo la formazione venne avvistata anche da alcuni idrovolanti, l'ammiraglio inglese resosi conto di essere scoperto ordina il rientro alla base di Singapore. Quasi a mezzanotte arrivò però un messaggio che comunicava ulteriori sbarchi sulla penisola Philips decise ancora un cambio di rotta speranzoso di intercettare navi nemiche sfruttando la notte per sviare i nemici sulle loro tracce, ma ancora una volta un sommergile, l'I-51, alle 02:20 scoprì i loro movimenti, una volta che il messaggio dell'avvistamento fu arrivato alle basi giapponesi queste cominciarono un frenetica e massiccia preparazione per un attacco aereo che partì alle sei, poco dopo la formazione navale cambia, fatalmente, ancora la rotta alla ricerca del nemico perdendo prezioso tempo, tanto che alla 11:45 gli aerei giapponesi riescono a intercettare la formazione inglese e iniziano l'attacco.
Poco dopo nonostante la potente reazione antiaerea gli aerei mettono a segno un importante centro sulla corazzata, un siluro infatti squarcia la fiancata della Prince of Wales mandando fuori uso 2 eliche, anche la Repulse incassa un bomba subendo però danni più lievi.
Alle 12:20 arrivò un altra ondata di aerei siluranti Betty, che si avventò sulle navi, in pochi instanti la Repulse incassò ben 5 siluri dilaniandola, al capitano Tennant non restò che ordinare l'abbandono della nave, alle 12:33 la nave si capovolse e iniziò a d affondare portandosi con se 513 uomini, anche la corazzata di trovò a subire la violenza degli esperti equipaggi giapponesi che la centrarono con tre siluri, colpi fatali, la nave sbandava sempre più l'elettricità mancava in diverse parti della nave impendo alle pompe di lavorare, la nave non riusciva a superare gli otto nodi di velocità, l'ammiraglio decise di chiamare i soccorsi ma ormai era troppo tardi, un ulteriore attacco alle 12:44 centro la nave con un bomba facendola capovolgere, l'affondamento fu più lento rispetto a quello della repulse questo permise a più marinai di salvarsi, i morti furono 327 compreso l'ammiraglio. L'invio di queste moderne navi, fortemente voluto da Churchill in persona, divenne una delle più grandi tragedie per la marina inglese di questa guerra, gli inglesi sottovalutarono gravemente la preparazione dei giapponesi e l'importanza della mancanza copertura aerea nella guerra moderna, a questo si deve aggiungere il temperamente troppo aggressivo dell'ammiraglio Philips che commise gravi errori tattici che gli costarno la vita.