Brano che descrive la crescente interferenza di Hitler nel comando delle operazioni militari. Tratto da "Storia di una sconfitta" di B. H. Liddell Hart.
Ai primi di dicembre, dopo il definitivo fallimento dell'offensiva su Mosca, cui si era accompagnata sul fronte meridionale la ritirata dei tedeschi da Rostov venne ufficialmente annunciato che Brauchitsch[1] era stato esonerato dalla carica e che Hitler aveva deciso di « seguire le proprie intuizioni » e di assumere il comando supremo dell'esercito tedesco oltre al comando supremo di tutte le forze armate, da lui assunto nel febbraio 1938 dopo la defenestrazione di Blomberg.
La sostituzione di Brauchitsch da parte dello stesso Hitler segnò la sconfitta definitiva dei militari nella lotta per mantenere il controllo delle direttive strategiche e della politica militare. Da allora in poi il "caporale boemo" avrebbe dato ordini perentori ai generali sulle questioni di loro competenza, e ai generali sarebbe rimasta soltanto la possibilità di esprimere pareri o proteste. Ma chi esegue controvoglia non è un buon esecutore. Questa transizione di poteri mi venne così descritta dal generale Dittmar in uno dei colloqui che ebbi con lui :« Le campagne di Polonia, d'Occidente, dei Balcani e anche la prima fase della campagna di Russia vennero dirette dall'OKH, con una interferenza relativamente modesta dell'OKW[2]. La battaglia di Kiev fu la prima occasione in cui Hitler cercò di assumere direttamente il comando delle operazioni. Giustificò questa mossa col motivo che era essenziale concludere la campagna di Russia prima dell'inverno. Da allora in poi l'OKH fu sempre più dominato dall'OKW, il che in realtà voleva dire da Hitler » Dittmar proseguì sottolineando le conseguenze di un altro sviluppo importante: « Hitler decise che la sfera delle responsabilità dell'OKH fosse limitata al fronte russo e che in tutti gli altri teatri di operazioni la direzione esclusiva fosse assunta dal l’OKW. Ne risultò che l'OKH non poteva avere un quadro generale dell’andamento del conflitto, e questa limitazione di prospettiva ridusse progressivamente la sua capacità di opporsi agli errori strategici. La divisione delle sfere di competenza e d'interesse fra OKW e OKH costituì un elemento di grave debolezza nell'elaborazione dei piani tedeschi. «Sulle conseguenze di tali sviluppi ho sentito fare molti commenti da Halder. Egli diceva che Hitler era un mistico e inclinava a sottovalutare tutte le regole della strategia, anche quando non le ignorava.
Hitler predicava e credeva che la ragione e il sapere non contano nulla; una inflessibile volontà di vittoria e l'instancabile perseguimento del fine sono tutto. In lui la riflessione mistica prendeva il posto delle considerazioni di tempo e spazio e dell'attento calcolo delle proprie forze in rapporto con quelle del nemico. Ogni libertà d'azione venne soppressa. Anche i comandanti di grado più elevato furono sottoposti a una tutela intollerabile ».
Alcuni fra i più brillanti generali della giovane generazione, d'altra parte, ritenevano che i capi militari più anziani fossero responsabili di questa situazione, soprattutto per il comportamento tenuto nel periodo immediatamente precedente l'inizio del conflitto, e le loro critiche erano particolarmente severe verso Halder. Ritenevano che questi, come del resto Brauchitsch, non si fosse opposto a Hitler con sufficiente energia e non avesse assolto i compiti connessi con la sua carica. Uno di questi giovani generali mi disse: «È vero che la stragrande maggioranza degli ufficiali tedeschi era costituita da puri tecnici. Ciò vale anche per i membri dello Stato Maggiore Generale i quali, data la frettolosità con cui era stata costituita la Wehrmacht, mancavano di un'accurata preparazione. Fu creata una burocrazia" operativa”, capeggiata da Halder in qualità di primo burocrate. Questo sistema produsse ben pochi capi militari di primo piano».