Battaglia di Kursk
Sbarco alleato in Italia
Caduta di Mussolini e del fascismo
Creazione della Repubblica Sociale Italiana
La resistenza
Dopo la disfatta di Stalingrado i tedeschi, sotto l'abile guida di von Manstein cercarono, riuscendoci, di contenere l'armata rossa e successivamente di riprendere l'iniziativa in Russia tanto da riconquistare la città di Kharkov, il passo successivo previsto dal piano nazista era quello di attaccare da due lati un vasto saliente creatosi nei pressi della città di Kursk nella Russia europea. Inizialmente l'attacco sarebbe dovuto iniziare il 4 maggio, poi rinviato al 12 giugno, successivamente al 5 luglio, data definitiva. Rinvii dovuti per preparare al meglio l’offensiva concentrando il più possibile le forze disponibili e per l’attesa della messa in servizio dei nuovi carri armati Panther. I russi nel frattempo, grazie anche ai rapporti della famosa spia Lucy che riusciva a trasmettere i piani del quartier generale tedesco quasi quotidianamente, avevano pesantemente fortificato l’intero saliente mobilitando fino a 300.000 civili creando difese per una profondità di 180 Km suddivise in otto cinture difensive. I tedeschi riuscirono a buttare nella mischia 1850 panzer, 530 cannoni semoventi, 7400 cannoni d’artiglieria, la Luftwaffe fornì circa 1.800 aerei, due terzi del suo potenziale ad est, la fanteria superava i 500.000 uomini. I russi invece sul campo avevano quasi 5000 carri armati, ben 25.000 cannoni d’artiglieria, circa 2.700 aerei e 1.500.000 fanti. Quello che si prospettava era il più grande scontro tra corazzati della storia. Alle 04:30 del 5 luglio del mattino l’artiglieria tedesca della 9 armata di Model appartenente al Gruppo Armate Centro del feldmaresciallo von Kluge sul fronte nord del saliente cominciò a bombardare le linee nemiche, un ora dopo le divisioni cominciarono a muoversi ma l’avanzata fu lenta e dolorosissima gli effetti delle numerosissime difese sovietiche erano più che evidenti a fine giornata i chilometri conquistati furono una manciata.
A sud al lato opposto del saliente la quarta armata panzer appartenente al Gruppo Armate Sud, ai comandi del feldmaresciallo von Manstein, stava ultimando i preparativi per l’offensiva, alle 2:30 subì un violento bombardamento dato che il generale russo Vatunin, tramite le confessioni estorte a prigionieri catturati proprio nelle prime ore del giorno, era a conoscenza dei concentramenti di truppe nemiche, in risposta un ora dopo l’artiglieria tedesca scatenò un inferno di fuoco sulle linee sovietiche, vennero sparati più proietti che nella campagna francese e polacca messe assieme, qualche ora dopo un stazione radar Freya individuò un notevole numero di aerei russi che tentavano un raid sugli aeroporti di Kharkov per un soffio i piloti tedeschi riuscirono a decollare e ad affrontare con successo nella più grande mischia della storia dell’aeronautica, l’aviazione tedesca stava conquistando la superiorità area in questo primo giorno di battaglia, a terra invece le forze corazzate della quarta armata circa 700 carri e cannoni semoventi si schiantarono con violenza contro la sesta armata della guardia nella speranza si travolgerla invece anche in questo cosa la resistenza fu accanita. Dal 6 al 9 luglio nel nord Model cerco disperatamente di spezzare le difese russe nei pressi del centro agricolo Ponyri ma i bunker anticarro le trincee della fanteria e la spietata artiglieria sovietica falcidiava le truppe tedesche. Dopo ingenti perdite riuscirono a conquistare il centro agricolo per dirigersi verso Olkhovatka centro nevralgico nel piano di Model, riuscirono a conquistarlo con 300 carri armati aiutati anche dai poderosi Elefant semoventi da 65 tonnellate ma il tentativo di sfondare le linee sovietiche sulle colline adiacenti alla città fallì sotto una tempesta di fuoco creata dall’artiglieria sovietica, il campo di battaglia era piano di carcasse fumanti dei panzer distrutti il numero dei cadaveri era impressionante, la nona armata tedesca stava già esaurendo il potenziale offensivo.
Nelle stesse giornate Manstein ottenne migliori risultati, i carri del II° Panzer Korps SS con l’imponente aiuto della Luftwaffe riuscirono a fare breccia nelle difese sovietiche sulla strada per Belgorod-Kursk, problemi maggiori vennero affrontati dal distaccamento Kempf, potente raggruppamento di tre armate tedesche, che doveva coprire il fianco della 4 armata, il cammino fu lento e ciò obbligo i tedeschi ad usare molti corazzati sulla difensiva, le perdite subite dovute la strenua resistenza della Sesta e Settima Armata della Guardia era molto pesanti e lo stesso Stalin ribadì ai suoi comandanti lo scopo per il quale i sovietici stavano combattendo, il dissanguamento dell’esercito tedesco. Comunque l’avanza da sud degli aggressori continuava, arrivo fino a Teterevino, il cuneo era tanto profondo fa far temere ai comandanti sovietici per tutte le loro truppe nel saliente, Vatunin mandò quindi tutta una serie di ordini di dispiegamento delle forze cercando di riempire i vuoti della Prima e Sesta Armata della Guardia creatisi durante le violentissime battaglie. L’otto e il nove luglio si scatenò una battaglia gigantesca tra le due forze in direzione di Oboyan, il cielo era oscurato dal fumo, il terreno pieno di carcasse di carri, cannoni e aerei, alla fine i tedeschi conquistarono 12 Km di terreno ma ad un prezzo altissimo 230 carri e 11.000 morti, l’avanzata stava per spostarti verso Prokhorovka verso la scontro decisivo.
Il mattino del 12 luglio la battaglia iniziò con i bombardamenti della Luftwaffe seguite dalle formazioni a cuneo dei corazzati con i tigre in testa delle divisioni Totenkopf, Leibstandarte e Das Reich, il fuoco delle artiglierie si incrociavano, i sovietici decisero di mandare all’assalto i 500 carri armati dello scagliano più avanzato della 5ª Armata corazzata della Guardia del generale Rotmistrov, cercando di serrare il più possibile le distanza per cercare di ovviare l’incapacità di penetrare sulla distanza le corazze dei carri tedeschi, alle 9 del mattino tutte le forze in battaglia erano coinvolte in una mischia mortale si affrontavano in un fazzoletto di terra 900 carri russi e 600 tedeschi sovrastati dalle due aviazioni che cercavano di bombardare i rispettivi nemici. La divisione Totenkopf sostenne il cruento scontro con i corazzati sovietici, la poca distanza tra i nemici permetteva la penetrazione delle corazze facendo facilmente esploder le munizioni e del carburante dei carri facendo esplodere con estreme violenza anche quelli più protetti. La divisione assalita poi anche dal 30° esimo corazzato della Guardia e dal 33° Corpo fucilieri della Guardia, perse il 50 per cento degli effettivi ma non cedette. La Das Reich non riuscì ad avanzare vittima degli attacchi del 2° corpo corazzato della Guardia, le ore passavano ma i tedeschi non riuscivano a sfondare le difese sovietiche, verso sera fu tentato un ultimo tentativo della Leibstandarte e Das Reich ne nacque un ulteriore devastante scontro con le forze della 5ª Armata corazzata della Guardia. L’esito ancora un volta non fu favorevole ai tedeschi. Il generale Rotmistrov riportò “più di 700 carri armati di entrambe le parti furono distrutti. Cadaveri e carri sventrati cannoni distrutti e crateri di proiettile costellavano il campo di battaglia. Non vi era più un filo d’erba, soltanto terra nera bruciata nell’intera area di scontri, estendendosi per 13 chilometri”. La 5ª Armata corazzata della Guardia aveva perso la metà dei suoi effettivi ma i tedeschi erano messi ancora peggio, il giorno dopo i generali tedeschi avevano capito che non potevano andare a avanti, arrivò comunque anche l’ordine di interrompere le operazioni da parte di Hitler, la situazione in Italia con lo sbarco alleato in Sicilia lo preoccupavano, servivano truppe tedesche per evitare il collasso dell’alleato e poteva prenderle solo dalla russia.
La battaglia di Kursk sancì la definitiva perdita dell’iniziativa strategica da parte dei tedeschi che avevano esaurito le proprie riserve in questa battaglia epocale. Le forze sovietiche si fermeranno solo una volta arrivate a Berlino.
Da parte degli Alleati furono tenute conferenze a Mosca tra i ministri degli esteri, e successivamente al Cairo, dove si tennero due importanti riunioni tra Churchill e Roosevelt e alla prima delle quali partecipò Chiang Kai-shek (novembre). Per quanto riguarda le forze dell'Asse e i loro alleati, i colloqui di Hitler con i capi di governo dei paesi satelliti - con il romeno Antonescu (gennaio e aprile), con il reggente d'Ungheria Horthy (aprile), con re Boris di Bulgaria (marzo e agosto), con lo stesso Mussolini (aprile) - non valsero a superare le crescenti difficoltà incontrate nella condotta della guerra. In Italia si verificarono avvenimenti decisivi: lo barco alleato in sicilia il 9 luglio, la caduta di Mussolini (24-25 luglio), ripresa del potere da parte del re Vittorio Emanuele III, costituzione di un governo diretto dal maresciallo Badoglio, richiesta agli Alleati dell'armistizio , firmato a Cassibile il 3 settembre e reso pubblico l'8.
Nel frattempo Mussolini, arrestato il 25 luglio a Roma, venne trasferito prima all'isola di Ponza, poi alla Maddalena e infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso, dove il 12 settembre fu liberato con un'ardita azione dal colonnello tedesco Skorzeny e trasferito in Germania. Poco dopo Mussolini, sotto la protezione dei Tedeschi, costituiva nell'Italia settentrionale, a Salò, un nuovo governo fascista che assunse il nome di Repubblica Sociale Italiana. Il governo Badoglio, dopo aver firmato il 29 settembre a Malta un nuovo armistizio ("armistizio lungo"), dichiarò guerra alla Germania il 13 ottobre e un mese dopo venne riconosciuto dagli Alleati come cobelligerante. A Casablanca (gennaio) gli Alleati annunziarono la loro decisione di esigere la resa senza condizioni dei loro avversari. Sul fronte sovietico l'Armata rossa colse nuove vittorie innanzi tutto a Stalingrado (arresasi il 31 gennaio) dove circondò e annientò la 6ª armata di Von Paulus. Dopo due mesi di stasi nelle operazioni, come detto sopra il 9-10 luglio gli Alleati sbarcarono in Sicilia, respingendo le forze italo-tedesche dall'isola dopo oltre un mese di combattimenti, poi in Calabria, mentre l'Italia si arrendeva senza condizioni (8 settembre).
La mattina del giorno seguente gli Anglo-Americani operarono uno sbarco a Salerno. Dopo l'improvviso annuncio dell'armistizio le forze italiane nel territorio metropolitano e nei Balcani, rimaste senza direttive precise, si sbandarono: parte furono disarmate dai Tedeschi (furono 600.000 i soldati italiani imprigionati e trasportati in Germania nei campi di internamento), parte si diedero alla macchia unendosi alle forze partigiane, alcune rimasero fedeli a Mussolini e al loro ex alleato, ma non mancarono episodi di resistenza attiva conclusasi in modo tragico (uno dei più noti: l'eccidio di Cefalonia). Ai primi di ottobre gli Alleati entrarono a Napoli ma la loro avanzata verso il Nord venne bloccata sul Garigliano e il Sangro, ovvero la linea Gustav, un imponente sistema difensivo tedesco che resistette a 4 assalti che videro tra l'altro l'inutile distruzione del monastero di Montecassino (a lato)
Al Sud, il principe Umberto di Savoia assunse la luogotenenza del regno (5 giugno) e poco dopo Bonomi prese il posto di Badoglio alla guida del governo. Negli Stati Uniti, Roosevelt fu eletto presidente per la quarta volta il 7 novembre, con Truman come vicepresidente. Il successo delle azioni alleate aveva spinto Stalin, Roosevelt e Churchill a mettere a punto a Teheran (Conferenza del Dicembre 1943) nuovi piani militari e a coordinare le offensive sovietiche e le operazioni da effettuare in Europa occidentale. Alla fine dell'anno i Russi dovettero rallentare la loro avanzata per l'accanita resistenza opposta dai Tedeschi a Budapest (dicembre).